Inaugurerà sabato 24 settembre con una matinée alle ore 11.00 nella corte principale di Palazzo Sant’Elia, introdotta da una live performance, la mostra di fine residenza dell’artista ucraina Daria Koltsova, a cura di Giusi Diana, visitabile fino al 30 ottobre. L’evento, che fa parte del Programma di Residenze d’artista della Fondazione Sant’Elia, in collaborazione con la Città Metropolitana di Palermo, è inserita nel Cartellone ufficiale della III edizione di Bam Biennale Arcipelago Mediterraneo intitolata “Insaturo”.
La mostra diffusa si articola all’interno e all’esterno del settecentesco Palazzo Sant’Elia, edificio barocco che si affaccia su via Maqueda. Le vetrate esterne, lungo l’ingresso principale, ospitano infatti un’installazione site specific della serie “Theory of Protection” (2015-2022).
Quello che a prima vista appare come un motivo geometrico decorativo applicato con il nastro adesivo sulle porte-finestre, in realtà si ispira all’espediente usato dalla popolazione ucraina per proteggere i vetri delle case dalle onde d’urto causate dalle esplosioni. Le strisce di nastro adesivo disposte diagonalmente riducono infatti le vibrazioni, evitando che i vetri esplodano. A Palermo sulla facciata esterna di Palazzo Sant’Elia “Theory of Protection” costituisce una cintura protettiva simbolica, sottolineando la fragilità del patrimonio artistico in tempo di guerra e testimoniando nello stesso tempo solidarietà alla resistenza del popolo ucraino.
Il giorno dell’inaugurazione l’artista in sella a un cavallo darà vita a una scultura equestre vivente nel Cortile Nobile del Palazzo, omaggio alla città diPalermo, attraverso la citazione dell’affresco del Trionfo della Morte conservato a Palazzo Abatellis, mentre nella Cavallerizza sarà allestita una installazione ambientale e sonora di grande suggestione.
Daria Koltsova spiega come è nato questo lavoro: “In tutto il mio Paese in questo momento ci sono persone che, nascoste nei sotterranei, contano i giorni che passano ma anche il numero di coloro che non fanno più ritorno, coprendo le pareti con tacche come queste. I muri si stanno trasformando in libri contabili per i morti.”
Così la curatrice Giusi Diana presenta la mostra: “Disegni a parete realizzati dall’artista con il carboncino nel corso della residenza e incisioni che scalfiscono la superficie dei muri trasfigurano lo spazio della Cavallerizza in un ambiente notturno e sotterraneo, dove è facile perdere i riferimenti spazio-temporali. Il cupo segno grafico delle tacche, un sistema di conteggio semplice e primitivo, invade l’intera parete di fondo […] suggerisce l’impossibilità di contare i morti e i giorni che passano, insieme alla difficoltà di farsi carico di un dolore così smisurato”.
Alla fine della mostra per volontà dell’artista tutti i disegni murali verranno distrutti, spariranno alla vista sotto strati di intonaco; diventeranno invisibili, ma nello stesso tempo continueranno ad esserci.
Daria Koltsova: “Per me è una metafora dell’esperienza stessa della guerra. Essa prima o poi finirà, ma tutto quello che è accaduto, reso invisibile, ben nascosto nel subconscio, ma presente, rimarrà con noi per sempre”.
I disegni murali e i graffiti sono accompagnati da una installazione sonora con il suono prodotto dall’artista in fase di esecuzione del lavoro.
In mostra è presente, inoltre, il video della performance ambientata nel cortile nobile di Palazzo Sant’Elia. Il Programma di residenze per artisti italiani e internazionali della Fondazione Sant’Elia, è realizzato in collaborazione con la Città Metropolitana di Palermo, ed è finalizzato a favorire la mobilità internazionale degli artisti e a valorizzare le espressioni più attuali dell’arte contemporanea.