Mostra promossa da
Fondazione Sant’Elia
con il patrocinio di
Provincia Regionale di Palermo
Consorzio Universitario della Provincia di Palermo
a cura di
Maria Antonietta Spadaro
Palazzo Sant’Elia – Palermo
Apertura 8 giugno 2013
fino al 25 agosto 2013
A quasi 100 anni dalla scomparsa di Michele Catti (1855-1914), la Fondazione Sant’Elia, con il patrocinio della Provincia Regionale di Palermo e del Consorzio Universitario della provincia di Palermo, rende omaggio ad uno dei più rappresentativi artisti siciliani con una mostra allestita nella sua città. Sotto la cura di Maria Antonietta Spadaro, la mostra presenta al pubblico un corposo numero di opere, proponendo una lettura a 360° della vita e dell’esperienza artistica di Catti, figura che, insieme a Francesco Lojacono ed Antonino Leto – nota triade dei maggiori pittori dell’Ottocento siciliano – ha contribuito a creare nella nostra isola quel magico felice momento culturale, tra il XIX e il XX secolo, che ha visto operare G. B. Filippo ed Ernesto Basile, Mario Rutelli, Antonio Ugo, Vincenzo Ragusa, Benedetto Civiletti e molti altri artisti non meno importanti i quali, partendo da esperienze accademiche tra neoclassicismo e romanticismo, hanno espresso il senso della modernità insito nell’impressionismo e nel linguaggio modernista. In tale contesto di fermenti artistici locali, Michele Catti occupa una posizione anomala, per il suo sentire intriso di struggente malinconia che giunge a divenire angoscia del vivere. La sua pittura, partendo da modi macchiaioli, attraverso l’impressionismo, sfiora il postimpressionismo crepuscolare; egli, unico artista bohémièn a Palermo, interpreta la sua città in modo singolare, regalandoci visioni autunnali dei suoi moderni viali alberati, rendendocela più simile alle capitali nordiche che a città mediterranee. Anche i suoi paesaggi siciliani, agresti o marini, spesso vestono la luce dei mesi autunnali e invernali, rendendo atmosfere plumbee molto diverse dalla solarità isolana, così ben interpretata da un artista come Lojacono. I tanti aspetti che si ritrovano nell’opera di Catti, testimoniati anche dalle molte opere inedite presenti in mostra, ne fanno un artista complesso, che praticava anche la fotografia con interessanti esiti. Catti è scomparso a 59 anni, povero e malato; in mostra una sezione è dedicata ai seguaci, il figlio Aurelio, l’unico dei quattro che intraprese la via della pittura, ed Erminio Kremp, suo caro amico, suggestionato dal suo inconfondibile stile.